Un viaggio non inizia al momento della partenza.
C’è tutto il lavoro precedente ad essa, tutta la fatica nell’organizzazione, le ricerche su internet, i soldi spesi nelle guide, i dubbi, l’attesa; alla partenza si è solo a metà dell’opera.
Insieme alle informazioni utili sul Giappone, ho passato due mesi a guardare una miriade di siti per trovare tutto il necessario per l’organizzazione del viaggio in sé (e alla fine ho fatto un file pdf di dieci pagine – ve lo risparmio).
L’articolo super lungo con le informazioni potete trovarlo qui: Informazioni, consigli e praticità per un viaggio in Giappone, mentre qua ho scritto di quanto questa terra mi sia rimasta impressa nel cuore e nella mente: Come il Giappone ti resta nel cuore.
Quello di cui voglio parlare in questo articolo è, invece, l’itinerario vero e proprio, diviso per giorni e nelle singole tappe, con tutti gli spostamenti e le cose che ritengo possano essere utili qualunque sia la vostra idea di viaggio (con anche qualche opinione personale).
Faccio già una premessa: a mio parere dieci giorni sono il tempo minimo per un soggiorno in Giappone. L’itinerario che avevo programmato si è rivelato essere un pochino impegnativo, ma ha toccato i punti fondamentali di ogni luogo; in così poco tempo, non si può scoprire le città nel dettaglio se si vuole visitare un buon numero di luoghi.
A questo itinerario, inoltre, dopo averlo provato io stessa, ho apportato delle piccole modifiche per agevolare ancora di più le visite ed il viaggio in sé.
Altra condizione necessaria in Giappone: la sveglia presto, e con presto intendo anche le 5:30. La maggior parte delle attrazioni chiude alle 16 o 17, quindi è meglio svegliarsi ad un buon orario per riuscire a vedere tutto durante la giornata e poi crollare dalla stanchezza la sera (ma soddisfatti). Come si suol dire: il mattino ha l’oro in bocca, e per i giapponesi soprattutto!
- Durata del viaggio: dodici giorni, di cui due puramente di viaggio in aereo.
- Periodo: 25 ottobre – 5 novembre, appena dopo la stagione dei tifoni.
- Costo: circa 2000€ a testa, tutto compreso (qua i prezzi nel dettaglio) – anche se dipende poi dalle tipologie di spese aggiuntive che si fanno una volta lì.
- Tappe: Tokyo, Nikko, Kamakura, Kyoto, Nara, Hiroshima, isola di Miyajima, divise come segue
- Giorno 0: arrivo a Tokyo nel tardo pomeriggio (notte a Tokyo)
- Giorno 1: giro di Tokyo (notte a Tokyo)
- Giorno 2: giro di Tokyo (notte a Tokyo)
- Giorno 3: da Tokyo a Nikko, giro di Nikko (notte a Nikko)
- Giorno 4: da Nikko a Kamakura, giro di Kamakura (notte a Tokyo)
- Giorno 5: da Tokyo a Kyoto, giro di Kyoto (notte a Kyoto)
- Giorno 6: giro di Kyoto (notte a Kyoto)
- Giorno 7: da Kyoto a Nara, giro di Nara (notte a Kyoto)
- Giorno 8: da Kyoto a Hiroshima, giro di Hiroshima e dell’isola di Miyajima (notte a Hiroshima)
- Giorno 9: da Hiroshima a Tokyo, ultimo giro prima della partenza
Schiacciando sul numero del giorno, andrete direttamente alla descrizione corrispondente. Inoltre, vi ho lasciato i link per prenotare gli alberghi/ostelli su Booking, le recensioni dei ristoranti su TripAdvisor, le informazioni più dettagliate dei luoghi su JapanGuide – in inglese, e le spiegazioni su Wikipedia di alcuni termini giapponesi.
Giorno 0: l’arrivo a Tokyo e il primo impatto con il Giappone
Dopo diciannove ore di viaggio, il 26 ottobre per l’ora di cena io e i miei compari siamo atterrati all’aeroporto di Narita. Da lì la nostra soluzione per arrivare in città è stata prendere lo Skyliner (previo acquisto e ricarica della carta Suica in stazione), che ci ha portato dritti alla stazione di Ueno, da cui poi abbiamo preso la metro per raggiungere il nostro ostello.
Avremmo voluto farci un giro, ma tra la stanchezza, la fame atavica dovuta ai pasti sballati sull’aereo e la sbadataggine di qualcuno che ha lasciato lo zaino sulla metro, ci siamo sistemati e siamo subito andati a dormire.
Se avete ancora qualche forza in corpo o il vostro volo arriva di pomeriggio, cercate di farvi un giro in una zona piena di vita come Shinjuku, Shibuja o Akihabara la sera, così da rimanere estasiati fin da subito dalla città e da uno dei suoi mille aspetti.
Alloggio a Tokyo (tre notti)
- Hostel&Café East57 Asakusabashi: ostello a circa 4 minuti a piedi dalla stazione della metro di Asakusabashi, dove passano due linee JR. Si articola in due strutture abbastanza grosse, ha camerate miste, femminili e stanze private con bagno sempre condiviso; ogni letto dispone di una cassaforte e di un locker per le scarpe, ed è tutto incluso – anche la colazione (in uno dei palazzi c’è un bar). La reception è aperta tutta la notte e il check-in è possibile fino alle 23 (dettaglio non insignificante se contate di prendere un volo che arriva tardi). L’unica “pecca” sono gli spazi piuttosto ristretti, soprattutto nei dormitori da 20 persone, ma se siete persone flessibili non vi peserà tanto.
Giorno 1: il parco di Ueno, Asakusa e la caotica Akihabara
La mattinata inizia, dopo la colazione in ostello, con la metro fino alla stazione di Ueno; cercate di essere lì per le 9, perché sarete impegnati per un’oretta. Alla stazione, infatti, c’è l’ufficio JR East Travel Service Center, dove potete cambiare il voucher del JRP con il pass vero e proprio, facendolo partire due giorni dopo rispetto al giorno stesso (quindi, se lo cambiate per esempio il 27, fatelo iniziare al 29).
Dopo aver cambiato il pass, uscite dalla stazione e fate un giro nella zona accanto alla linea ferroviaria, dove si trova la via di Ameyoko con negozietti di ogni tipo (e odori piuttosto forti). Incamminatevi quindi verso il parco di Ueno, passando davanti alla statua di Saigo Takamori ed entrando in una delle zone verdi di Tokyo. Qui potete fare tappa al tempio Kiyomizu Kannon-do, al tempio Shinobazunoike Bentendo in mezzo al laghetto, il santuario di Toshogu e il tempio Kanei-ji.
Tornate quindi alla stazione di Ueno, prendete la metro fino a Tawaramachi, e pranzate in un piccolo ristorante lì vicino, Sometaro. Si tratta di un ristorante di okonomiyaki, molto rustico e ancora in stile tradizionale, dove ci si toglie le scarpe, si sta seduti sui tatami e ogni cliente ha la propria piastra dove cucinare da sé il piatto. Ci sono molte varianti di okonomiyaki, il menù è in inglese (pur avendo degli strafalcioni divertentissimi) e non si spende molto – noi, in quattro, con bevande e dolce abbiamo speso circa 1200¥ a testa.
Dopo pranzo dirigetevi verso il complesso templare del Senso-ji, dove si trovano anche i due santuari minori Asakusa-jinja e Hikan Inari.
Se volete, a nord del tempio, uscendo dal parco, c’è una gelateria famosa per il suo gelato con sette gradazioni differenti di gusto matcha; si chiama Suzukien Asakusa. Se il matcha non vi piace particolarmente evitate i gusti dal quarto in su, possono diventare impegnativi da mangiare.
Tornate verso il Senso-ji e incamminatevi verso sud questa volta, passando per la via Nakamise, piena di negozietti di souvenir, arrivando fino al Kaminarimon, la porta d’ingresso al tempio. Prima di riprendere la metro alla stazione di Asakusa, raggiungete il fiume Sumida lì vicino e fermatevi sulla passeggiata a osservare i palazzi intorno a voi, tra cui l’edificio della sede della birra Asahi (quello con quella fiamma orizzontale, che a me sembrava più un corno portafortuna) e quello della Tokyo Sky Tree.
[Da questo punto in poi ho cambiato un po’ l’itinerario rispetto a quello che abbiamo fatto noi perché mi sono resa conto di aver perso un sacco di tempo quel giorno]
Prendete la metro alla stazione di Asakusa e, dopo aver cambiato un paio di linee, arrivate alla stazione di Akihabara.
Questo quartiere è famoso per essere il quartiere degli otaku, ma anche semplicemente di appassionati di un certo anime, manga o videogioco. Qua infatti potete trovare svariati negozi che vendono manga, DVD, CD con le colonne sonore degli anime, action figure, videogiochi, carte collezionabili, gadget, elettronica di vario tipo, cosplay e altro ancora; inoltre, ci sono molte sale giochi e i particolari maid café, ossia delle caffetterie a tema.
Perdetevi tra gli enormi negozi con le insegne al neon, fatevi qualche foto nelle cabine purikura e andate a fare una piccola cena «kawaii» in un maid café (attenti a rimanerci troppo tempo: già di per sé il costo di entrata e consumazione di questi locali è elevato, in più la permanenza è calcolata di mezz’ora in mezz’ora e alla fine vi verrà presentato il conto – situazione un tantino ansiogena a mio parere). Passate poi il resto della serata a girare o, se volete ridere come dei matti, in un karaoke, per esempio uno della catena Pasela (è un’esperienza da provare, fidatevi).
Volendo, in questa zona ci sono anche un paio di caffetterie con animali: una è l’Owlcafe Akiba Fukurou, con i gufi, e l’altra JaLaLa, con i gatti; vicino a quest’ultima c’è un piccolo santuario, il Kanda Myojin.
Giorno 2: Minato, il polmone verde di Harajuku e Shibuya
Mi sarebbe tanto piaciuto andare al famoso mercato ittico di Tokyo, a Tsukiji, svegliandomi alle 3 del mattino solo per assistere all’asta del tonno e fare colazione a base di pesce; sfortunatamente, proprio quest’anno il mercato si è spostato e le aste non avevano ancora ripreso nel periodo in cui siamo stati in Giappone, oltre al fatto che avremmo assistito da dietro un vetro (non essendo più possibile acquistare il pesce direttamente dai pescatori) e per mangiare saremmo dovuti tornare nella sua posizione storica, quindi a malincuore abbiamo saltato questo luogo.
La prima tappa della giornata è comunque in una zona vicina, nel caso in cui voleste passarci lo stesso di mattina presto; si tratta del tempio Sengaku-ji, il tempio dove sono sepolti i 47 ronin della storia.
Spostatevi poi a nord, verso il Zozo-ji, il tempio buddhista che offre un bellissimo scenario con la Tokyo Tower alle sue spalle. Accanto all’edificio principale si trova il Sentai Kosodate Jizo, ossia il “Giardino dei bambini mai nati”, pieno di piccole statue di bambini in pietra.
Prima di pranzo noi abbiamo fatto tappa anche all’Hard Rock di Tokyo, che si trova a Roppongi, nell’area delle Roppongi Hills. Al centro di essa c’è la Mori Tower con uno Sky Deck all’ultimo piano, ma vi consiglio di godervi il panorama della città da un altro punto.
Prendete nuovamente la metropolitana e scendete alla fermata di Omotesando; vi troverete nel lungo e trafficato viale che porta dritto verso il parco di Yoyogi.
Prima di arrivarci, però, spostatevi dalla via principale ed andate a mangiare nel ristorante Tonkatsu Maisen nel quartiere di Aoyama. Si tratta di uno dei ristoranti più famosi di tonkatsu, la “cotoletta” giapponese, dov’è possibile assaggiare cose come la carne di maiale nero o di maiali nutriti solo con foglie di tè verde (fidatevi, si scioglie in bocca). Solitamente c’è abbastanza coda al suo interno, noi avremo aspettato una mezz’oretta prima di sederci, ma ne vale la pena; al massimo, potete prendere un bentō nel chiosco esterno, anche se non saprei consigliarvi un luogo dove poter mangiare in tranquillità.
Finito di mangiare, dirigetevi verso il parco, dove al centro si trova il santuario shintoista Meiji.
A me personalmente ha lasciato senza parole; non tanto il santuario in sé, quanto l’enorme bosco che lo circonda. Sì, perché non è un semplice parco: ci si immerge in un vero e proprio bosco, fitto, che vi fa credere di non essere più in una metropoli, quando in realtà ci si trova proprio al centro di Tokyo. Si entra nel viale di ghiaia che conduce al santuario e ci si sente in un altro mondo, isolati dal rumore urbano; persino la temperatura cambia radicalmente.
Una volta girato il parco, spostatevi più a sud ed arrivate alla stazione di Shibuya.
Ancor prima di uscire dall’edificio riuscirete a scorgere il punto più famoso della zona: l’enorme incrocio. È impressionante vedere la quantità di persone che lo attraversano, sotto la perenne supervisione dei vigili che guidano il traffico da ogni angolo della strada per evitare intoppi ed incidenti. Sul lato dell’incrocio dove si trova la metro c’è anche la statua del cane Hachikō, sempre circondata da una folla di gente.
Cenate nel luogo che più vi ispira. Noi quella sera saremmo voluti andare a mangiare da Tempu, a circa 10 minuti a piedi dalla stazione, ossia un piccolissimo ristorante di takoyaki; una volta arrivati, però, oltre ad essere pieno, il proprietario ha avuto un atteggiamento veramente scorbutico, quindi abbiamo deciso di mangiare del ramen nel ristorante appena dietro l’angolo (e ne è valsa la pena). Il ristorante era l’Oreryu Shio-ramen Daikanyama branch, filiale di quello principale vicino alla stazione di Shibuya; era gestito da un signore con il figlio, che sono stati di una gentilezza infinita, soprattutto quando ho chiesto per le mie allergie.
Abbiamo poi preso una porzione di takoyaki mentre stavamo tornando verso il centro, ma, sinceramente, non ci sono piaciuti per niente… de gustibus.
Passate il resto della serata tra le strade affollate e i neon di Shibuya.
Giorno 3: tra boschi, santuari e ryokan di Nikko
Questo sarà il giorno d’inizio del vostro Japan Rail Pass, che dovrete quindi indicare nel modulo per il ritiro che avrete compilato il primo giorno.
Nikko è una tappa che volendo può essere fatta in giornata, tornando a Tokyo di sera, ma vi consiglio di rimarci a dormire per la bellissima atmosfera montanara e per i ryokan dove potete pernottare.
Puntate la sveglia presto: l’orario in cui vi consiglio di prendere il treno da Tokyo a Nikko è intorno alle 8 del mattino visto che si impiegano due ore per arrivare là, quindi regolatevi di conseguenza. Fate colazione con un paio di onigiri in stazione (quelli dei konbini sono sempre super freschi e buonissimi) e magari approfittatene per prelevare qualche contante mentre siete nel cuore di Tokyo e state aspettando il treno.
Dopo un primo treno da Tokyo, dovrete cambiare alla stazione di Utsunomiya, dove prenderete un altro treno sulla JR Nikko Line – devo dire particolarmente turistico, con gli interni marroncini e i sedili con foglie disegnate. Cercate di sedervi dai finestrini perché potrete vedere mano a mano come il paesaggio cambia, dalla pianura, ai boschi fino alla montagna.
Una volta arrivati alla stazione di Nikko, incamminatevi lungo la via dritta che attraversa la cittadina (leggermente in salita) fino a raggiungere il luogo dove avete deciso di pernottare; contate che fino all’inizio della zona templare ci vogliono una quarantina di minuti, essendo quasi tre chilometri di strada. Per attraversare la cittadina potete anche prendere un autobus dalla stazione, o affidarvi all’eventuale servizio di navetta del vostro albergo.
Alloggio a Nikko (una notte)
- Nikko Hoshino Yado: ryokan con onsen e ristorante al suo interno. L’edificio è veramente stupendo, arredato modernamente ma mantenendo aspetti della tradizione; le camere sono molto spaziose (noi ci abbiamo dormito in quattro), con bagno privato. Il personale è estremamente disponibile e cordiale, anche se soltanto uno dei receptionist su cinque sapeva l’inglese. Sono stati eccellenti pure prima della partenza, quando li avevo contattati per parlargli delle mie allergie alimentari e se potessi entrare nell’onsen pur avendo tatuaggi medio/grandi – è possibile, ma preferibilmente quando non c’è nessun altro. Servono la cena tipica kaiseki, da prenotare qualche giorno prima dell’arrivo; hanno il deposito bagagli (iniziando il check-in alle 15) e il servizio di navetta.
Una volta posati i bagagli, anche se sarà ancora relativamente presto, andate a mangiare qualcosa così da avere il pomeriggio completamente libero. Noi abbiamo scelto il ristorantino Ouyou, famoso per gli yuba soba, ossia una variante del ramen con i soba, tipica della zona di Nikko, la cui particolarità sono i rotoli di “pelle” di tofu (yuba) dentro a vari tipi di brodo.
Dopo esserci scaldati lo stomaco e aver assistito alle avances di un vecchietto giapponese verso due turiste americane, ci siamo incamminati verso la prima tappa del nostro giro pomeridiano: il ponte Shinkyo, il ponte rosso sacro all’ingresso del complesso templare di Nikko. È possibile attraversarlo pagando qualche centinaia di yen, oppure si può guardare dal vicino ponte stradale che passa parallelamente ad esso; è anche possibile farsi fare un timbro sul proprio goshuinchō.
Al di là del ponte inizia la salita che porta verso la zona dei santuari di Nikko. Qui è possibile visitare il tempio Rinnoji, il santuario Futarasan, il mausoleo Taiyuinbyo e soprattutto il santuario principale di Nikko, il Toshogu.
Passate la giornata immersi nei boschi di Nikko, tra l’odore di pini e sequoie. Fermatevi ad osservare gli ornamenti dei templi, le tre scimmiette e i pavoni del Toshogu, le punte arricciate dei loro tetti; prendetevi un taiyaki bollente e iniziate poi la discesa verso la cittadina solo quando avrete le mani troppo intorpidite dal freddo e le gambe stanche.
A questo punto potrete decidere se tornare a Tokyo con il treno (in tal caso, vi consiglio di prendervi qualcosa per cena in stazione), oppure rimanere a dormire lì a Nikko.
Se sceglieste la seconda opzione, vi direi di seguire il mio consiglio d’alloggio… o anche no. Mi spiego: il posto come ho detto è davvero stupendo; l’unica cosa che mi ha lasciato un po’ l’amaro in bocca è che non è un “vero” ryokan tradizionale. È più un hotel arredato in stile tradizionale, in cui si prova l’esperienza delle locande giapponesi ma in maniera lussuosa oserei dire. In fondo, però, mi è piaciuto ed è stata una bella esperienza; ci siamo fatti coccolare per una sera, e direi che ci è servito visto il ritmo preso fin dal primo giorno del viaggio.
Insomma, se cercaste l’esperienza del vero ryokan tradizionale, questo non farebbe per voi. Al contrario, se voleste passare una serata nella tradizione “modernizzata” e rilassarvi, allora dovreste fermarvi qui.
A questo proposito, la nostra serata in ryokan si è articolata nel seguente modo (dopo esserci fatti “sgridare” per essere arrivati in ritardo per il check-in…): innanzitutto ci hanno portato in camera e spiegato alcune cose, tra cui come infilarsi dentro agli yukata. Infatti, l’esperienza in questo tipo di struttura prevede anche il vestirsi con degli yukata e sciabattare in giro – rigorosamente con le calzine a due dita, i tabi.
Dopo le spiegazioni e i mille inchini del nostro concierge momentaneo, abbiamo avuto del tempo per farci una doccia, bere del tè appena preparato e infilarci negli yukata. A quel punto ci hanno chiamato per la cena kaiseki, ossia la cena tradizionale di tredici (sì, tredici, ma vi giuro che non sono pesanti) piccole portate; nel caso voleste farla, dovrete prenotarla prima tramite e-mail all’hotel e il costo è di 50 euro.
Questa cena onestamente è stata… strana. Le portate sono con prodotti stagionali e tendenzialmente di pesce e verdure, anche se l’elemento prevalente è il tofu, in tutte le forme. Ci sono stati dei piatti che ci sono piaciuti molto e altri che non sapevano di un granché; in generale, tutti avevano un sapore molto neutro e poco forte.
La cosa più bella è stata produrre realmente la mattonella di tofu dal latte di soia, ma solo dopo averlo fatto rapprendere e aver mangiato la pellicina creatasi in superficie.
Dopo aver mangiato, ci siamo sfilati lo yukata e buttati nell’onsen dell’albergo (in cui i miei amici hanno constato che le leggende sugli asiatici sono vere… chi vuole intendere, intenda). Al ritorno in camera, ci avevano già preparato i futon in cui dormire; inutile dire che ci siamo addormentati in due secondi, ancora cullati dal tepore dell’acqua calda.
Giorno 4: Kamakura, la città della salsedine e dei Buddha, e Shinjuku
Altro giorno, altra sveglia all’alba! Svegliatevi prestissimo per riuscire a prendere un treno per Tokyo alla stazione di Nikko verso le 6.30/7. Sarà meglio avvertire l’hotel la sera prima, così da poter fare il check-out senza problemi; a noi hanno anche preparato un bentō da portarci via per colazione, sono stati gentilissimi.
Arriverete a Tokyo in un paio di ore. Una volta in stazione, cercate i “coin locker” dove poter lasciare i bagagli (attenzione alle dimensioni, ce ne sono pochi per i bagagli molto grossi).
Liberi dalle valigie, prendete un treno sulla JR Yokosuka Line fino a Kita-Kamakura, dove arriverete in meno di un’ora.
Iniziate da qui il giro dei tanti tempi di Kamakura: a pochi passi dalla stazione incontrerete il tempio zen Engakuji, secondo per importanza solo al tempio Kenchoji, che potrete trovare subito dopo seguendo la strada verso sud. Andando avanti nella strada che porta verso il centro città arriverete al santuario Tsurugaoka Hachimangu, il più importante di Kamakura.
A questo punto sarete arrivati in città. Fermatevi a mangiare dove più vi ispira; noi siamo stati da Wasai Yakura, un ristorante con varie scelte in cui noi abbiamo preso delle bowls, ossia ciotole di riso (simili ai donburi) con diversi ingredienti. Le loro sono particolari perché hanno come elemento principale i bianchetti, sia crudi che cotti, e nonostante le ciotole siano enormi abbiamo speso circa 2000¥ a testa.
Dopo pranzo, passeggiate nella Wakamija-dori, la strada con negozietti e ristoranti, e comprate qualche pacchetto di senbei, una sorta di cracker di riso (attenzione a quelli piccanti, sono davvero forti) che costano di norma 80¥. Intanto iniziate a dirigervi verso la stazione di Kamakura.
Alla stazione, prendete il tram Enoden in direzione Fujisawa e scendete alla fermata Hase dopo tre fermate. Sarete ai piedi del tempio Hasedera, articolato su una collina e dove vedrete tanti «buddhini felici», come li ho definiti una volta tornati. Spostatevi poi al Kōtoku-in, il tempio dove c’è in simbolo di Kamakura: il Daibutsu, o Grande Buddha, una statua in bronzo alta più di 13 metri, dove è anche possibile entrare per soli 20¥ (in orari specifici).
Finito di ammirare la maestosità del secondo Buddha più grosso del Giappone, tornate verso la fermata Hase e riprendete il tram fino alla stazione di Kamakura. Qua potrete prendere direttamente il treno sulla stessa linea dell’andata, la JR Yokosuka Line, per tornare a Tokyo.
Quando sarete arrivati alla stazione centrale di Tokyo, ricordatevi di riprendere i bagagli nei locker (si possono pagare con la Suica). A questo punto sarà praticamente l’ora di cena; dirigetevi prima di tutto al vostro alloggio. Noi per quella sera abbiamo scelto di provare l‘esperienza dei capsule hotel, che, come potete intendere dal nome, sono hotel con un sistema di camere a capsule. Queste capsule di solito hanno giusto lo spazio per un letto e una mensolina dove appoggiare piccoli oggetti, a volte anche una tv; i bagagli vengono lasciati in armadietti o stanze apposite e i bagni sono in comune. Di norma, questo tipo di hotel è frequentato da giapponesi in trasferta per lavoro o persone a cui serve un posto per dormire all’ultimo minuto, visto che non hanno bisogno di una prenotazione e solitamente le reception sono aperte tutta la notte. A mio parere, è comunque un’esperienza simpatica da fare mentre si è in viaggio.
Alloggio a Tokyo (una notte)
- nine hours Shinjuku-North: hotel a capsule situato nella zona nord di Shinjuku, a 2 minuti a piedi dalla stazione Shin-Okubo, sulla JR Yamanote Line (esterna). La reception è aperta 24 ore su 24, ha uno spazio comune con postazioni da lavoro e un sistema di capsule divise per sesso. La struttura è articolata su più piani, moderna e pulitissima, dalle capsule ai bagni in comune. Ogni ospite ha un suo armadietto dove lasciare valigia ed effetti personali, e viene anche dato un set con tutto il necessario per la notte al suo interno (pigiama, ciabatte, spazzolino, ecc.). Ah, e i gabinetti si aprono da soli contemporaneamente alla porta del bagno…
In generale, se l’idea delle capsule non vi attira, vi consiglio di cercare un hotel in zona Shinjuku, perché la sera girerete lì. Noi infatti abbiamo approfittato dell’ultima serata a Tokyo per vedere la famosa zona piena di locali.
Siamo partiti andando a mangiare da Tsunahachi, un ristorante di tempura con una lunga tradizione, che per il rapporto qualità/prezzo è uno dei migliori della città. C’è un po’ di coda per entrare, ma l’attesa non supererà i 20 minuti e ne varrà la pena. La tempura è davvero ottima, leggerissima, tutt’altra cosa rispetto a quella che ci rifilano in Italia. Noi siamo riusciti a sederci di fronte allo chef, quindi lo vedevamo armeggiare e a piatto cotto ce lo passava direttamente; uno spettacolo! Il prezzo è stato più elevato di altri pasti, ma comunque contenuto considerando tutto il pesce che abbiamo mangiato, ossia di circa 3200¥ a testa; il costo delle portate varia ovviamente a seconda di ciò che contengono.
Dopo cena passate dall’altro lato della stazione di Shinjuku e dirigetevi verso il Tokyo Metropolitan Government Building (a circa 15-20 minuti), in cui potrete salire gratuitamente fino al 45° piano, dove si trova l’osservatorio; da qui potrete godere di una vista spettacolare su tutta la città, e nei giorni di bel tempo anche del Monte Fuji. L’osservatorio è aperto dalle 9 del mattino alle 23 di sera, con ultima salita alle 22:30.
Una volta scesi, passate il resto della serata tra i quartieri di Golden Gai e Kabuchiko, il quartiere a luci rosse; andate magari a prendervi un drink in qualche bar a tema, come il Monster Hunter Bar, ma attenti a non farvi convincere ad entrare in discoteche o locali strani perché potrebbero pelarvi.
Giorno 5: Kinkaku-ji e Arashiyama, le prime tappe di Kyoto
In questa giornata vi sposterete finalmente verso la vecchia capitale del Giappone: Kyoto. Visto che il viaggio è lungo, anche quel giorno dovrete mettere la sveglia presto e uscire dall’hotel massimo per le 7, così da essere alla stazione di Tokyo per le 7.30 e prendere uno Shinkansen verso le 8. Con gli Shinkansen Hikari e Sakura (ricordatevi che con il JRP non è possibile prendere i Nozomi e Mizuho) impiegherete circa due ore e mezza per arrivare a Kyoto, quindi vi consiglio di comprare qualche onigiri per colazione in stazione; prendete anche dei bentō per il pranzo, così da ottimizzare i tempi durante il giro a Kyoto.
Una volta arrivati a Kyoto, dirigetevi verso il vostro alloggio. Se vi servono maggiori informazioni sulla rete di mezzi pubblici della città, potete trovarle qui. Noi comunque, per arrivare al nostro ostello, abbiamo dovuto prendere il bus n°17 poco lontano dalla stazione dei treni.
Alloggio a Kyoto (tre notti)
- Kyoto Morris Hostel: ostello a circa 3 minuti dalla fermata dell’autobus Kawaramachi Marutamachi e a un chilometro dalla stazione della metro Marutamachi – circa 15 minuti a piedi. Ha camerate miste, femminili e camere private, uno spazio comune, bagni divisi tra maschi e femmine. Le camerate sono molto spaziose, con un comodino per letto e lo spazio adatto per aprirci una valigia, oltre ad un locker a testa dove lasciare scarpe e piccoli oggetti; la colazione non è inclusa, ma costa 500¥ ed è ottima. Un servizio che abbiamo apprezzato molto è stato il noleggio di bici gratuito (vi chiedono solo una cauzione di mille yen).
Lasciate i bagagli dove pernotterete e fatevi chiamare un taxi dalla reception; noi abbiamo scelto questa opzione perché ad arrivare nella zona templare che volevamo visitare ci avremmo messo troppo tempo con i mezzi ed era quasi mezzogiorno ormai, quindi vi consiglio di fare altrettanto anche se spenderete un po’ di più.
Chiedete al tassista di portarvi a nord (comunicandolo alla reception prima che chiamino oppure facendovi scrivere il nome della destinazione su un foglietto, così da mostrarlo): la prima tappa a Kyoto sarà infatti il suo simbolo più famoso, il tempio zen Kinkaku-ji o “Padiglione d’oro”, famoso appunto per la sua struttura ricoperta di foglie d’oro che si specchia nel laghetto sottostante.
Il taxi ci ha lasciato proprio all’entrata e abbiamo pagato circa 2300¥ in quattro.
Girate tutto il parco del tempio e, una volta usciti, fermatevi nello spiazzo di fronte all’ingresso dove ci sono distributori e ristorantini; potete mangiare i vostri bentō seduti sulle panchine oppure entrare in uno dei piccoli locali che ci sono lì. Noi ci siamo mangiati anche un baozi bollente a testa (poi denominati «tette» per la loro consistenza ambigua) – okay, non è esattamente un piatto della cucina giapponese, ma erano talmente invitanti che alla fine abbiamo ceduto, e in effetti erano squisiti!
Finito di mangiare, dirigetevi a piedi verso il tempio zen Ryōan-ji, a circa 20 minuti dal Kinkaku-ji. In esso si trova uno dei più celebri giardini della tradizione zen, visibile dallo hōjō (la vecchia residenza del monaco), entrambi immersi nel parco del tempio che comprende anche uno stagno.
All’interno del complesso templare c’è anche il Ryoanji Yudofu, un ristorante vegano dove il piatto principale che viene servito è lo yudofu, ossia il tofu caldo. Nel caso voleste fermarvi qui, vi consiglio di prenotare (il sito lo trovate schiacciando sul nome).
Fuori dal tempio riprendete un taxi; ce ne sono molti nella piazzola che aspettano di partire. Indicate al tassista (tramite scritta sul cellulare magari) di portarvi nella zona di Arashiyama; qui potrete percorrere tutta la via Saga-Toriimoto, preservata dal periodo Meiji, e fermarvi nei templi che ci sono lungo la strada, in particolare al tempio Adashino Nenbutsuji. Noi quel giorno eravamo stanchi e siamo arrivati tardi in zona, quindi abbiamo preferito farci portare alla stazione di Arashiyama e fare semplicemente due passi, vedendo la Kimono Forest e dirigendoci verso la famosa foresta di bambù (che con il buio e senza nessuno è abbastanza inquietante devo dire).
Finito il giro, tornate verso l’ostello, partendo magari dalla stazione; noi abbiamo preso l’autobus n°93, e in mezz’oretta siamo arrivati lì. Fate il check-in se non lo avete ancora fatto e preparatevi per andare a cena.
Una volta pronti, uscite nuovamente e dirigetevi verso la fermata della metro più vicina; noi siamo arrivati a piedi fino a quella di Kawaramachi e abbiamo preso la metro sulla Hankyu Kyoto Line fino a Saiin. Da lì ci siamo diretti a piedi verso il ristorante prenotato per quella sera: il Den Shichi. Finalmente sushi! Il posto è infatti un ristorante di sushi di medio livello (che per noi in Italia sarebbe già da considerare alto), frequentato dai giapponesi stessi anche per il suo costo onestissimo. Cercate di sedervi al bancone e ordinate un omakase, ossia la selezione dello chef, così da poter assaporare tutti i gusti diversi del pesce.
Il sushi è qualcosa di completamente diverso rispetto a quello a cui siamo abituati in Italia, di questo ero già consapevole, ma non mi sarei mai aspettata che potesse essere così buono. Io e i miei amici facevamo a gara di “smorfie” pezzo per pezzo, visto il loro gusto così intenso che ti esplodeva in bocca. Che dire… mi sono innamorata del very fatty tuna, provatelo e non tornerete più indietro.
Noi abbiamo chiuso la serata con un po’ di sake, spendendo circa 3600¥ a testa.
Dopo cena fate una passeggiata verso la fermata della metro più vicina (e non entrate per sbaglio in un sexy shop giapponese come abbiamo fatto noi, in cui ho visto delle cose davvero sconcertanti…), tornate in ostello e preparatevi per la bella biciclettata del giorno seguente.
Giorno 6: giro in bici tra Higashiyama, Gion e Pontocho
Iniziate la giornata con una colazione abbondante – ma non troppo, perché quel giorno ci sarà da faticare: infatti, vestitevi comodi perché girerete la città in bicicletta, da veri giapponesi! Ci sono moltissimi luoghi che noleggiano bici in città; noi per fortuna avevamo questa opportunità con l’ostello, quindi ci è bastato depositare mille yen a testa e ci sono state date le bici.
Prestate attenzione in strada, perché a Kyoto le persone vanno in giro come delle pazze in bicicletta. Il lato che dovrete tenere è il sinistro, il contrario rispetto all’Italia, e se c’è dovrete stare sulla pista ciclabile sul bordo della strada; tecnicamente non è permesso circolare sui marciapiedi, ma lo fanno tutti (a noi hanno quasi investito…), quindi voi al massimo seguite ciò che fanno i giapponesi intorno. Dovete assolutamente rispettare i semafori, non usare il cellulare o gli auricolari mentre pedalate, e soprattutto non andare in due sulla stessa bici (a meno che non siano bambini piccoli). Inoltre, parcheggiare la bici in posti dove non è permesso o in parcheggi abusivi potrebbe comportare la sua rimozione, quindi parcheggiatela solo negli spazi appositi; su questo sito potete trovare una mappa dei parcheggi di Kyoto, fatta da cyclekyoto.com. C’è anche un pass giornaliero da 300¥ che consente di parcheggiare in molti di questi, però noi abbiamo trovato praticamente tutti parcheggi gratuiti, quindi non ve lo consiglio.
In alternativa alla bici, potete spostarvi nella zona in autobus, visto che è coperta molto bene, e andare per certi pezzi a piedi.
Fatte queste premesse, prendete la vostra bici, impostate Google maps e dirigetevi verso la prima tappa della giornata: il tempio zen Ginkaku-ji, o “Padiglione d’argento”, nella zona nord di Higashiyama, dove c’è uno stupendo giardino giapponese contornato dagli alberi. Percorrete poi in bici il Sentiero del Filosofo, una stradina alberata che costeggia un canale, fino a raggiungere il piccolo tempio buddista Honen-in, immerso nella vegetazione; in questo tempio, dal’1 al 7 novembre e dall’1 al 15 aprile è possibile visitare i quartieri dei monaci e i loro giardini, oltre alla sala con un Buddha nero.
Proseguite fino ad arrivare alla fine del Sentiero del Filosofo, dove troverete il tempio zen Nanzen-ji, uno dei più importati di Kyoto. Il complesso comprende vari tempi minori immersi nel verde, alcuni giardini considerati tra i più belli del Giappone, ed anche un acquedotto in mattoni (che a noi ha lasciato a bocca aperta, essendo piazzato così in mezzo ai templi).
Dopo la visita, andate a mangiare senza allontanarvi troppo dalla zona. Noi siamo stati da Oshokuji Dokoro Asuka, un ristorantino dai piatti popolari e l’atmosfera davvero tranquilla, poco turistica; abbiamo mangiato seduti sui tatami e appoggiati sui tipici tavoli bassi, e abbiamo speso davvero pochissimo (1400¥ a testa). Per raggiungerlo, potete parcheggiare la bici vicino alla stazione della metro di Higashiyama e poi andare a piedi.
Riprendete la bici dopo pranzo e dirigetevi verso il tempio buddhista Chion-in, sede della setta Jodo e che ha al suo interno le “Sette Meraviglie”, ossia parti della sua struttura con caratteristiche particolari, come per esempio il corridoio nightingale che riecheggia del canto appunto di un usignolo.
Usciti dal Parco Maruyama, dove si trova il Chion-in, imboccate tre delle stradine più caratteristiche e meglio conservate di Kyoto: la Nene-no-Michi, la Ninenzaka e la più frequentata Sannenzaka. Vi consiglio di lasciare le bici nel primo parcheggio che vedete, così da proseguire a piedi in mezzo alle vie pedonali. Percorrendo tutta la Sannenzaka arriverete all’imponente complesso templare del Kiyomizu-dera, dove potrete girare nelle ultime ore del pomeriggio; al tramonto, infatti, si ha una vista spettacolare su tutta la città.
Prima del Kiyomizu-dera noi ci siamo fermati in un piccolo tempio sulla strada, notato per i suoi colori sgargianti: era il Kongō-ji, o chiamato anche Yasaka Kōshin-dō, caratteristico per le sue kukurizaru, ossia delle palline rotonde di tessuto, che rappresentano le scimmie del buon auspicio.
Ormai si sarà fatta l’ora di cena: riprendete le bici e dirigetevi verso il quartiere Gion; in zona ci sono molti parcheggi per le bici, anche se tendenzialmente a pagamento. Una volta lasciata la bici, camminate tra le viette del quartiere fino ad arrivare al Negiya Heikichi Takase River, il ristorante dove potrete cucinare e mangiare il sukiyaki – e anche una cipollona enorme alla griglia. Lo chef arriverà al tavolo con la pentola sulla piastra e vi spiegherà passo per passo come cucinare il sukiyaki, controllando anche la cottura ogni tot di tempo; dopodiché vi dirà anche come mangiarlo, ossia prendendo gli ingredienti ed intingendoli in una ciotolina con uovo sbattuto e brodo. Era tutto buonissimo, e abbiamo speso circa 3350¥ a testa.
Passate il resto della serata tra le vie di Gion e Pontocho (ricordatevi di tornare entro le 23 all’ostello per consegnare le bici).
Giorno 7: i torii del Fushimi Inari e i cervi di Nara
Quel giorno io e i miei amici avremmo dovuto visitare Nara e poi arrivare la sera al santuario Fushimi Inari-taisha, sulla strada di casa, che ero convintissima fosse aperto tutta la notte. Alla fine abbiamo potuto percorrere solo un piccolo pezzo del percorso intricato del santuario tornando a casa abbastanza delusi, quindi ciò che vi consiglio è di svegliarvi prestissimo e dirigervi come prima tappa lì, così da godervelo per un’oretta prima di andare a Nara.
Perdetevi tra le sue centinaia di torii rossi, che iniziano appena fuori la stazione di Inari, sulla JR Nara Line Local, e godetevi la spettacolare vista su Kyoto (che io speravo di vedere con le luci notturne…). Riprendete il treno alla stazione sulla stessa linea e scendete alla stazione di Nara dopo circa un’ora e dieci.
Una volta arrivati, percorrete la Sanjo dori, la strada dritta che attraversa il centro città fino alla zona templare, ossia il parco di Nara. Al suo ingresso troverete il complesso templare del Kofuku-ji, con una pagoda di cinque piani alta 50 metri. Da qui inizierete a incontrare i famosi cervi di Nara, considerati sacri e quindi lasciati in libertà; sinceramente per quanto siano teneri e carini, mi hanno lasciato una tristezza enorme. Sono cervi di piccola taglia, con le corna tagliate, aggressivi quando in cerca di cibo, e soprattutto a mio parere drogati di quei biscotti che vendono apposta per loro, gli shika senbei. Sembrano veramente rintronati e dalla foga ingurgitano qualsiasi cosa, plastica inclusa. Sarebbe bello se venissero tutelati un po’ di più, invece che lasciati in balìa del turisti.
Proseguite il giro del parco verso nord: troverete il giardino Yoshiki-en, gratuito per gli stranieri e poco frequentato in generale, dopodiché attraversate la porta Nandaimon per raggiungere il tempio Tōdai-ji, uno dei tempi buddhisti più importanti di tutto il Giappone, con il suo Buddha di bronzo alto 15 metri e la Sala dov’è conservato che vi impressioneranno per la loro imponenza.
Visitata la struttura principale, perdetevi tra tutti i templi minori del Tōdai-ji, come il Todaiji Nigatsudo o il Todaiji Nembutsudo; in quest’ultimo le signore che si occupano di esso sono state talmente contente nel vedere che eravamo interessati al loro tempio e al loro timbro da farci accedere alla parte interna, tenuta chiusa, per una piccola preghiera. Inutile dire che è stato uno dei momenti più belli e “sacri” del viaggio.
Visitate anche i santuari in quella zona, per esempio il Karakuni e il Tamukeyama Hachiman-gu, e lasciatevi anche un po’ ispirare al momento… ce ne sono talmente tanti che due giorni non basterebbero per vederli tutti!
Fermatevi a pranzo nella zona dei negozietti di souvenir, a sud rispetto alla zona templare del Tōdai-ji. Noi ci siamo fermati da Kasugano, un ristorante con piatti semplici e direi discreti, dove abbiamo speso circa 900¥ a testa. Volendo potreste pranzare direttamente nella tappa successiva della giornata: la casa da tè Mizuya Chaya. Si tratta appunto un ristorantino/casa da tè in legno, ancora nello stile tradizionale, situato in mezzo agli alberi del parco, dov’è possibile sia mangiare degli udon, sia prendere una tazza di tè con un dolcetto. Noi ci siamo fermati a prendere solo del tè matcha accompagnato da diversi dolci; io ho preso quelli che sembravano pezzetti di gelatina di mais fatti con i fagioli azuki, che descritti così potrebbero sembrare non proprio buoni, ma in realtà erano davvero squisiti e dolcissimi! Qui abbiamo speso poco meno di 800¥ a testa, però penso valga la pena concedersi una merenda “caratteristica”.
Dopo esservi riempiti la pancia, percorrete le stradine in mezzo al bosco e arrivate al santuario shintoista Kasuga Taisha, famoso per le sue centinaia di lanterne in bronzo e in pietra. È uno dei più apprezzati della città, e infatti quando lo abbiamo visitato una parte era stata chiusa per la celebrazione di un matrimonio (e noi ovviamente a sbirciare… il matrimonio tradizionale giapponese è qualcosa di stupendo).
Girate in quella parte del parco ancora per un po’, visitando il Wakamiya e il Meoto Daikokusha (con i suoi ema a forma di cuore, dove potrete sciogliere della carta con dei cuoricini nell’acqua così da avere fortuna in amore – queste cosine rituali mi fanno impazzire), santuari minori del Kasuga.
Concluso il giro per templi e santuari, ritornate sul sentiero principale e dirigetevi verso la stazione di Nara per prendere il treno di ritorno.
Io personalmente vi direi di fermarvi di nuovo ad Inari se non siete troppo stanchi. Il santuario Fushimi Inari è comunque molto bello di sera, con le lanterne accese, i torii illuminati e le sue senbazuru colorate.
Un altro motivo per cui vi consiglio di fermarvi è per cenare in un ristorante di ramen che a me è rimasto nel cuore. Eravamo stanchi, infreddoliti, delusi dal santuario, il posto dove dovevamo mangiare ci aveva chiuso in faccia (ricordatevi che i ristoranti in Giappone chiudono davvero presto) e non sapevamo dove altro andare. Siamo entrati in questa minuscola tavola calda, e la signora ai fornelli ci ha fatto accomodare al bancone di fronte a lei; abbiamo ordinato ramen e gyoza (i ravioli di carne alla piastra) e lei con un sorriso materno ha iniziato a prepararceli, mentre ci faceva vedere la sua collezione di volpi disposte sul ripiano che ci divideva – ovviamente comunicando a gesti, ma con una gentilezza infinita. Quel ramen ci ha scaldato il cuore, oltre a essere squisito.
C’è solo un problema… non saprei come indicarvi qual è, perché era talmente piccolo da non esistere su Google maps. Lì accanto c’è un altro ristorante di ramen, il Menkobo Ren (con cui ho visto molti confondersi su Google), quindi potreste orientarvi grazie a quello. Guardando la via in Street view (qua sotto), il posto dovrebbe essere quello con una sorta di drago sull’insegna e con i distributori fuori; provate ad entrare e a sbirciare se il luogo corrisponde a questa foto e a questa.
Mi spiace un sacco non potervi dare indicazioni più precise, ma il “brutto” di questi luoghi poco conosciuti e piccoli è proprio questo. Spero che riusciate a trovarlo e a godervi il vero ramen casalingo in un ambiente così carino.
In qualsiasi caso, riprendete il treno per Kyoto e preparatevi per un’ultima giornata intensa.
Giorno 8: il peso di Hiroshima e l’isola di Miyajima
Sveglia prestissimo anche oggi per godersi a pieno l’ultima zona che visiterete.
Fate colazione in stazione e cercate di prendere un treno verso le 7:30 da Kyoto, così da essere a Hiroshima poco dopo le 9; ci sono degli Shinkansen diretti tra le due città, per esempio l’Hikari.
Una volta arrivati, dirigetevi inizialmente verso il vostro alloggio per appoggiare i bagagli. Noi per quella notte abbiamo scelto un ostello in centro, molto semplice e abbastanza piccino; potete raggiungerlo prendendo il tram n°6 dalla stazione.
Alloggio a Hiroshima (una notte):
- J-Hoppers Hiroshima Guesthouse: ostello a cinque minuti a piedi dalla fermata del tram Dobashi e a dieci dal Memoriale della Pace di Hiroshima. Ha due dormitori da quattro letti misti, uno femminile e alcune camere private in stile giapponese (con i futon); i bagni sono in comune. Ci sono una cucina e un terrazzo a disposizione degli ospiti, ed è possibile noleggiare delle biciclette.
Raggiungete il cuore della città di Hiroshima, ossia il parco dove si trovano il Memoriale della Pace, il Museo e il Monumento alla pace dei bambini (dedicato a Sadako Sasaki – se non avete mai letto “Il gran sole di Hiroscima“, vi consiglio di farlo). Passate la mattinata nel luogo dove si è fatta la storia; cercate il punto dell’epicentro della bomba, non lontano da lì; toccate con mano come un popolo distrutto dalla guerra è riuscito a rialzarsi e a ricostruire la propria città e vita dalle macerie. Leggete, ascoltate, guardate tutto ciò che è possibile su quella disgrazia, piangete anche alla vista di quegli orrori, ma soprattutto imparate, così che non possa ripetersi mai più un evento del genere.
Intorno all’ora di pranzo, tornate alla stazione di Hiroshima e prendete il treno sulla JR Sanyo Line: in mezz’ora sarete a Miyajimaguchi, da cui partono i battelli per raggiungere l‘isola di Miyajima. Il viaggio in barca dura circa dieci minuti, e le partenze sono molto frequenti; la tratta è compresa nel JRP e potete consultare gli orari nel dettaglio sul sito ufficiale.
Vi consiglio di comprare qualcosa per il pranzo, come un bentō, nella strada tra la stazione dei treni e il molo, altrimenti sull’isola ci sono svariati banchetti che preparano street food sia dolce che salato (ostriche gigantesche alla griglia o i momiji manjū e il surimi fritto a forma di foglia d’acero – come se non aveste mangiato abbastanza durante tutto il viaggio).
Arrivati sull’isola, seguite la via principale in mezzo a negozietti e cervi, fino a scorgere la zona templare. Qui potete visitare il santuario Senjokaku sulla collina e il santuario di Itsukushima, il simbolo dell’isola sospeso sul mare, con il suo famoso torii in mezzo all’acqua.
Se riuscite ad arrivare abbastanza presto sull’isola, potete anche prendere la funivia che porta in cima alla sua altura, il monte Misen. La stazione da cui parte è a dieci minuti a piedi dal santuario, e impiegherete circa un’oretta per salire fino alla vetta del monte; potete trovare gli orari e altre informazioni sul sito dedicato.
Noi non avendo avuto molto tempo, visto che sia il santuario che la funivia avrebbero chiuso presto, abbiamo scelto di dividerci. Io sinceramente mi sono pentita di essere rimasta in paese a vedere il santuario, perché è molto turistico e nulla di eccezionale all’interno; potete vedere bene la sua struttura e il torii anche dalla spiaggia accanto (facendo attenzione alla marea). Invece i miei amici hanno avuto una vista spettacolare su Hiroshima e tutta la costa, per cui a mio parere vale di più la pena salire sul monte. Cercate di scendere in tempo per vedere lo spettacolare tramonto che si riflette sull’acqua.
Miyajima di sera diventa un’isola semi deserta. Ci aspettavamo un po’ più di vita, ma passate le 17 la maggior parte dei negozi e dei ristoranti chiude, i turisti se ne vanno e l’atmosfera diventa più tranquilla.
Tutti i luoghi che avevo visto per cenare o erano chiusi o non ci ispiravano, quindi siamo entrati in un ristorante di okonomiyaki pensando di andare sul sicuro… e invece. Il posto in questione è il Daruma no Hasshō, dove potrete assaporare l’okonomiyaki con le ostriche tipico della zona di Hiroshima. La sua preparazione è totalmente diversa rispetto a quella di Sometarō a Tokyo, ed essere seduti esattamente davanti alle piastre dove lo cucinano è qualcosa di affascinante.
Quella sera i due cuochi, oltre a preparare i piatti con una maestria assurda, ci hanno preso in simpatia e fatto divertire mentre cucinavano, creando anche un cuore con le ostriche (visto che la comunicazione verbale come sempre è stata molto ardua). Abbiamo speso circa 1500¥ a testa.
Finito di mangiare, riprendete treno e battello e tornate verso Hiroshima. All’ostello volendo potrete chiedere di un onsen lì vicino (dove accettano anche i tatuaggi) e passare l’ultima serata immersi nell’acqua calda.
Volendo potreste dormire a Miyajima, visto che è un luogo rinomato per i suoi ryokan.
Giorno 9: un saluto al Giappone
A seconda di quando avrete l’aereo, puntate la sveglia e contate che da Hiroshima a Tokyo ci vogliono circa cinque ore di treno, con anche un cambio in mezzo. Io ci ho pensato solo dopo, ma una soluzione intelligente potrebbe essere ripartire dall’aeroporto del Kansai, ad Osaka, che è a metà strada tra Hiroshima e la capitale.
Se tornate a Tokyo, lasciate le valigie in stazione e passate le ultime ore nei luoghi che vi sono piaciuti di più, magari approfittandone per comprare qualche regalino. Noi avevamo l’aereo da Haneda a mezzanotte, quindi ce la siamo presa comoda e abbiamo raggiunto l’aeroporto con la monorotaia.
Spero che questo itinerario dettagliato – e lunghissimo – possa aiutarvi a organizzare il vostro viaggio al meglio.
Per qualsiasi domanda, dubbio, o anche per raccontarmi una vostra esperienza in Giappone o dare qualche altro consiglio, non esitate a scrivermi, sia privatamente (su facebook o tramite e-mail) che qua sotto nei commenti; sarò felicissima di ascoltarvi e darvi una mano!
Buon viaggio!
Un viaggio in Giappone è sicuramente un’esperienza che racchiude fascino e necessità di apertura mentale. Mi piacerebbe molto poterlo visitare un giorno, soprattutto passando per le tappe che hai presentato qui 🙂
Apertura mentale sicuramente, ma alla fine un po’ qualsiasi paese ne ha bisogno per accettarlo totalmente. Sarei felicissima se riuscissi ad andarci seguendo i miei consigli!
Il Giappone è una terra che bramo visitare per la sua bellezza, la spiritualità ed anche il lato moderno e futuristico.
È un paese che ha veramente tantissimo da offrire!